Frode alimentare sul pomodoro, eseguito un ingente sequestro alla Petti in Val di Cornia

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Venturina. Pomodori venduti come 100% italiani, ma erano extra Ue.
Sigilli a 4 mila tonnellate, 6 denunce.


Luogo: la Val di Cornia. Protagonisti oltre 4 tonnellate di pomodoro sequestrate con conseguenti 6 persone denunciate.

E’ scattata così un’operazione di frode alimentare del valore su 3 milioni di euro sul prodotto che doveva essere per lo meno Made in Italy, e che invece non lo era. Protagonista suo malgrado il pomodoro e i suoi derivati e poi protagonista un’azienda rinomata del settore del livornese. I carabinieri per la tutela agroalimentare hanno fatto un blitz e l’operazione, chiamata Scarlatto, è partita a raffica.

I militi coordinati dalla Procura di Livorno, hanno messo i sigilli a una grossa e ingente fornitura di prodotti all’interno dello stabilimento Italian Food del gruppo Petti a Venturina, e anche nell’altro stabilimento Campo alla Croce a Campiglia Marittima, in piena Val di Cornia. Per gli inquirenti l’azienda commercializzava prodotti già etichettati con la dicitura «pomodoro 100 per cento italiano» o «toscano», quando in realtà la provenienza era da Paesi al di fuori dell’Unione Europea, ovvero in larga misura dalla Cina, dove il prodotto pomodoro costa pochissimo. Da qui dunque la contestazione di frode alimentare, perchè nell’etichetta già stampata figurava o pomodoro italiano o pomodoro toscano al cento per cento.

A dire i vero i carabinieri erano entrati giorni fa nello stabilimento venturinese, che conta 130 dipendenti e rappresenta un’azienda leader del settore a livello nazionale e europeo.
L’azienda, attraverso la stampa, ha spiegato che il problema riguardava un fornitore del nord Italia e ha affermato al giornale il Tirreno che quei prodotti non erano destinati ai supermercati italiani.

Ma comunque nell’occhio del ciclone di frode e finite sotto sequestro, sono state 3500 tonnellate di conserva di pomodori in bottiglia, barattoli e brick già confezionati ed etichettati, così come 977 tonnellate di prodotto semilavorato e concentrato di pomodoro di provenienza estera in fusti e bidoni. Per gli inquirenti il prodotto era falsamente etichettato quale 100% italiano, venendo miscelato con «rilevanti percentuali (variabili) di pomodoro concentrato estero».

Si agiva, secondo le indagini, in diversi ruoli dell’organigramma aziendale, e «avrebbero posto in essere la sistematica produzione e commercializzazione fraudolenta di conserve di pomodoro falsamente etichettate come pomodoro italiano al 100% o pomodoro toscano al 100%, destinate alla grande distribuzione». I carabinieri, durante l’operazione hanno sorpreso gli addetti nell’area di lavorazione proprio mentre effettuavano un sistema per il quale si prevedeva l’utilizzo di percentuali variabili di pomodoro concentrato extra Ue miscelato a dosati quantitativi di semilavorati di pomodoro italiano.

Nel blitz degli inquirenti è stata sequestrata anche la documentazione contabile e in particolare le schede di produzione dalle quali si evincerebbe l’attribuzione al prodotto di caratteristiche di origine e composizione diverse da quelle reali. Il commento della Coldiretti«E’ necessario vigilare poichè dopo uno studio basato su dati Istat nell’ultimo anno, si è verificato un aumento degli sbarchi dall’estero, di derivati di pomodoro che arrivano per quasi la metà dalla Cina in fusti industriali da 200 chili di peso di concentrato da rilavorare e confezionare».

a cura della redazione Arga Toscana

Fonte: Corriere Fiorentino dorso Corriere della Sera A.F.

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