I lombrichi vivranno sulla Luna e contribuiranno alla crescita delle colture nello spazio, lo studio è stato condotto dalla Scuola Sant’Anna di Pisa

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Uno studio del Sant’Anna di Pisa, i lombrichi potrebbero vivere sulla Luna per renderla fertile e produrre cibo per gli astronauti.

Il servizio video Rainews

https://www.rainews.it/tgr/toscana/video/2023/03/watchfolder-tgr-toscana-web-benedetti-lombrichi-sulla-luna-pisa-29-03-2023mxf-6e8b5405-246f-498b-b076-b039c79336b2.html


I lombrichi svolgono innumerevoli compiti fondamentali per la Terra, a tutte le latitudini, affinché questa possa mantenersi fertile e ricca. Ad esempio scavando gallerie e depositando deiezioni rimescolano gli strati e permettono all’aria e all’acqua di penetrare fin negli strati più profondi del suolo. Mescolando col suolo grandi quantità di materiale organico consentono poi ai microrganismi di demolire più facilmente le sostanze organiche e di produrre humus prezioso per trattenere acqua ma soprattutto per nutrire le piante. I lombrichi, che si nutrono di ogni tipo di materiale organico, trascinano poi il cibo nelle gallerie, liberano il suolo da foglie morte e rametti e permettono alle radici delle piante di crescere più facilmente.

Arriva la notizia che, secondo uno studio coordinato dalla Scuola Sant’Anna di Pisa, i lombrichi sono in grado di sopravvivere e riprodursi su un simulante di regolite lunare (l’insieme di sedimenti, polvere e pietre che compongono lo strato più superficiale del suolo lunare). La scoperta aprirebbe nuovi scenari sulla possibilità di una futura crescita di colture nello spazio, cibo fresco per gli astronauti insomma.

Lo studio in particolare ha investigato la capacità di una determinata specie di lombrico (Eisenia fetida, conosciuto come verme rosso californiano e comunemente usato per la produzione di vermicompost) il quale ospita nel suo sistema digerente un particolare microbiota che, se rilasciato nel terreno, promuove la crescita delle piante e ne aumenta la tolleranza agli stress. L’azione dei lombrichi potrebbe così contribuire a ridurre i costi e le sfide logistiche del trasporto di materiale per la coltivazione dalla Terra alla Luna – spiega Donato Romano, primo autore dello studio – sfruttando così direttamente il suolo lunare”.

Al di là della sensazionalità della scoperta, tuttavia viene spontaneo chiedere se non sia il caso che la comunità scientifica focalizzi la propria attenzione su problemi più “terrestri” che attanagliano il nostro Pianeta. Non sarebbe meglio studiare dei metodi utili per consentire una vivace proliferazione di questi esseri su nostra Madre Terra? Dovremmo nel contempo occuparci di fermare l’uso di pesticidi, di trovare rimedio alla desertificazione galoppante o all’inquinamento delle acque che tanto danneggiano gli ecosistemi, lombrichi compresi.

La ricerca di nuove frontiere, anche nello spazio, fa parte della natura umana.

La Nasa, nel frattempo, ha annunciato che la prossima missione lunare avverrà entro il 2024.

Fonte: Marcello Bartoli (ToscanaChiantiAmbiente), fonte video Rainews

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