La chiamano il Poligono del Giappone, è una pianta infestante aliena, è allarme nell’area di Arezzo e in Casentino, reso noto un comunicato del Consorzio

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La pericolosa pianta infestante, chiamata il Poligono del Giappone, ha colonizzato circa 25 km di corsi d’acqua valdarnesi e ha fatto la sua comparsa nell’area aretina e in Casentino

Appello del Consorzio e dell’Unione dei Comuni del Pratomagno a Regione Toscana per definire una strategia comune in modo da fermare l’avanzata della pianta che minaccia la stabilità delle sponde e la sopravvivenza degli habitat autoctoni

Anche i cittadini possono diventare preziosi alleati per fermare l’avanzata della pianta aliena

A fine stagione vegetativa è cominciato il taglio, con tutte le necessarie precauzioni

Il campanello di allarme è scattato qualche anno fa, quando lungo i corsi d’acqua valdarnesi, ha fatto la sua prima comparsa il Poligono del Giappone, nome comune della Reynoutria japonica, pianta infestante altamente invasiva, contro cui stanno combattendo una battaglia non facile molte regioni italiane e paesi del mondo. Oggi l’allarme è diventato un pericolo vero e proprio anche nel comprensorio Alto Valdarno

La specie aliena ormai ha conquistato 25 km di sponde, rese più instabili dalla presenza della pianta, e condiziona fortemente l’esecuzione degli interventi di manutenzione ordinaria lungo i corsi d’acqua.

Sono sempre di più infatti i tratti su cui lo sfalcio della vegetazione viene sospeso e rimandato fino alla fine della stagione vegetativa della pianta, per provare a contenerne la propagazione.

Se, fino a qualche anno fa, era solo il Faella nel comune di Castelfranco Piandiscò ostaggio del Poligono del Giappone, ora questo si è diffuso su tanti altri tratti dei principali fiumi che attraversano anche i comuni di Terranuova Bracciolini e San Giovanni Valdarno nel versante aretino; Reggello e Figline-Incisa Valdarno, nel versante fiorentino.

“Nei tratti oggetto di manutenzione programmata dove è stata rinvenuta la sua presenza, i lavori si sono interrotti e posticipati, anche a causa di una stagione dalle temperature anomale, che hanno prolungato lo sviluppo vegetativo della pianta.” “Nel portare avanti l’attività di manutenzione ordinaria sui corsi d’acqua del reticolo di gestione, il Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno e l’Unione dei Comuni del Pratomagno, a cui sono affidate molte delle lavorazioni programmate annualmente nella UIO Valdarno, hanno individuato la presenza di diversi nuclei di Poligono dei Giappone, la cui consistenza è in continuo aumento – ha spiegato il dottor Francesco Lisi, Direttore Generale del Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno -. Attualmente, i rinvenimenti più significativi sono stati individuati lungo gli affluenti di destra del fiume Arno.Risultano interessati in modo importante in particolare il Torrente Resco, il Torrente Faella, il Borro di Cerberesi, il Borro di Riofi delle Cave, il Borro di Sant’Antonio, il Borro Montemarciano, il Torrente Ciuffenna, il Borro del Tasso. La pianta è altamente invasiva e, nel giro di pochi anni, si è moltiplicata fino a colonizzare nuovi tratti di aste fluviali”.

Pur ricadendo nella lista IUCN delle 100 peggiori specie alloctone invasive del mondo e nella lista di piante aliene invasive, stilata dalla Organizzazione Europea e Mediterranea per la Protezione delle Piante (EPPO) già dal 2004, il Poligono del Giappone non è ancora stato inserito negli elenchi delle specie esotiche invasive di rilevanza unionale, ai sensi del Regolamento (UE) n.1143/2014, né all’interno del D.Lgs n.230/2017 che lo recepisce.

La mancata adozione di linee guida nazionali e regionali per la gestione di questa specie aliena espone il nostro territorio al pericolo di una sua continua e difficilmente gestibile espansione lungo il reticolo idrografico, dove crea notevoli problemi al corretto deflusso delle acque, con impatti pesanti sui relativi costi di gestione e sulla conservazione degli ecosistemi fluviali. D’altronde le esperienze maturate in altre regioni italiane come Lombardia, Trentino-Alto Adige e Piemonte e in altri Paesi (dalla Svizzera all’Austria, dalla Francia alla Germania, dalla Spagna alla Gran Bretagna) confermano l’utilità di intervenire tempestivamente con una strategia di contenimento adeguata. Nasce con questo obiettivo la decisione di chiedere, in collaborazione con l’Unione dei Comuni del Pratomagno, un intervento urgente da parte della Regione Toscana per la definizione delle misure operative necessarie per limitare la diffusione dell’infestante nei corsi d’acqua del territorio”, ha riferito Lisi.

Da parte sua il Consorzio di Bonifica ha fatto quello che era possibile: sospendere i tagli fino alla fine della stagione vegetativa della pianta e informare i cittadini per coinvolgerli in modo diretto e attivo nella campagna anti-Poligono del Giappone.

In attesa di indicazioni regionali, abbiamo applicato le soluzioni operative già sperimentate in altri territori, attendendo la fine della stagione vegetativa, prima di intervenire con tutte le precauzioni possibili, per evitare la diffusione della specie. In questi giorni sono stati eseguiti i lavori sul borro di Riofi, uno dei corsi d’acqua maggiormente interessati dalla presenza del Poligono e si proseguirà con gli altri tratti. Abbiamo chiesto e continuiamo a chiedere ai cittadini di essere nostri alleati in questa delicata e complessa battaglia: il Consorzio infatti ha prodotto e diffuso un vademecum per il suo riconoscimento e la sua corretta gestione: si tratta di regole e attenzioni che dovrebbero essere applicate anche negli spazi privati”, ha aggiunto la Presidente Serena Stefani, illustrando la brochure informativa già diffusa ai Comuni interessati con l’invito a divulgarla ai cittadini.

Il problema è che la conquista di nuovi territori prosegue. Il Poligono del Giappone infatti ha fatto la sua comparsa sull’Arno a Subbiano e in Casentino.

Per ora si tratta di nuclei limitati – ha spiegato il tecnico del settore difesa idrogeologica Matteo Rillo Migliorini, dottore forestale – ma senza una corretta gestione la sua presenza potrebbe diffondersi mettendo in pericolo l’equilibrio ecologico e la sicurezza delle sponde del nostro fiume principale”.

articolo a cura di Paola Saviotti

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