La Terapia Forestale sbarca a Balconevisi e fa il pieno di salute

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La Terapia Forestale sbarca a Balconevisi e fa il pieno di salute

Quasi 60 partecipanti volontari: una risposta straordinaria da mezza Toscana, per la campagna di ricerca sperimentale sulla Terapia Forestale che sabato scorso ha fatto tappa a San Miniato, in uno splendido bosco di lecci, pini e altre piante mediterranee presso la località di Balconevisi (Pi).

Nell’ambito della ricerca condotta dal Club Alpino Italiano, dal Consiglio Nazionale delle Ricerche e dal Centro di Riferimento per la Fitoterapia diretto dal Prof. Fabio Firenzuoli presso l’Ospedale di Careggi a Firenze, la complessa organizzazione dell’evento nei boschi di Balconevisi nel terriotio saniniatese è stata affidata alla locale Sezione CAI “Valdarno Inferiore”, presieduta da Marco Guiducci, con una decina di operatori coordinati dalla vicepresidente Lucia Agus, e all’Istituto per la BioEconomia del CNR sotto il coordinamento di Federica Zabini.

Tra gli ideatori e conduttori della ricerca, Francesco Meneguzzo, ricercatore Cnr, referente scientifico Cai per la ricerca e socio della Sezione Cai Valdarno Inferiore. “Risposta che ha consentito di effettuare due sessioni parallele, condotte dalle esperte psicoterapeute Vivian Pellegrinelli di Bergamo e Patrizia Garberi di Rosignano”, afferma Meneguzzo, che aggiunge: “E’ soddisfazione aver avuto la visita dell’assessore al comune di San Miniato Loredano Arzilli, che ha anche portato i saluti del Sindaco Simone Giglioli e concordato di avviare un confronto per trasformare questa bella esperienza in un’opportunità di salute, turismo sostenibile e protezione dei nostri splendidi boschi naturali. Cai, Cnr e Cerfit sono pronti a cooperare con l’amministrazione comunale per avviare il progetto”.



La Terapia Forestale è una disciplina emergente nel campo delle Medicine Complementari e delle Medicine Naturali, già classificata dal Cerfit come disciplina fitoterapica.

La Terapia Forestale viene somministrata attraverso la conduzione di persone da parte di professionisti abilitati, generalmente psicologi o psicoterapeuti lungo percorsi forestali preventivamente qualificati attraverso la sperimentazione diretta. Nel corso di 2-3 ore, non è previsto significativo impegno fisico e l’obiettivo è lo sviluppo da parte dei partecipanti della connessione con l’ambiente circostante attraverso tutti i sensi, in particolare vista, udito, tatto e olfatto, che mediano gli effetti benefici dell’ambiente forestale. Mentre per soggetti sani uno psicologo è sufficiente, per pazienti affetti da sindromi psichiche o fisiche è necessaria l’assistenza di personale sanitario di tipo medico.


Accanto agli stimoli visivi, sonori e tattili, l’olfatto gioca un ruolo chiave, consentendo di assimilare gli oli essenziali emessi dalle piante, alcuni con effetti terapeutici consolidati e importanti, che fanno del bosco una vera e propria clinica all’aria aperta, tanto che importanti studi hanno stimato nell’8% del Pil mondiale il valore diretto delle aree naturali protette considerandone soltanto gli effetti sulla salute mentale dei visitatori.
Grazie agli studi condotti da Cai, Cnr e Cerfit, cui si sta interessando attivamente anche l’Istituto Superiore di Sanità e il Ministero dell’Agricoltura e Foreste, si è scoperto che – nelle condizioni migliori – indici psicologici fondamentali quali ansia, depressione, ostilità e confusione possono essere ridotti anche oltre l’80%, ed è noto che tali effetti persistono anche per una settimana, e fino a un mese in seguito a permanenze in ambiente forestale di 2-3 giorni o a esperienze ripetute ogni settimana per quattro settimane consecutive.

Effetti importanti sono stati osservati anche sulla salute fisica, dallo stato ossidativo al metabolismo e soprattutto all’aumento delle difese immunitarie. Obiettivo del progetto nazionale è trasformare la Terapia Forestale in regolare pratica medica, prescrivibile dai medici di medicina generale così come oggi vengono, per esempio, prescritti i soggiorni nei centri termali.

A cura redazione ArgaToscana

(si ringrazia la fattiva collaborazione di Francesco Meneguzzo ricercatore CNR)

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