Progetto europeo Ecofunco, sarà ufficiale e presentato a Pisa il 17 e 18 giugno, le previsioni parlano di una produzione attiva imminente dei resti di alimenti scartati agli imballaggi biodegradabili

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E’ una soluzione ambita ma si è rilevata una certezza una volta accertati gli esami condotti; riuscire a trasformare gli scarti agro-alimentari, in particolare i resti di frutta, crostacei e legumi, in imballaggi biodegradabili. È l’obiettivo, raggiunto, del progetto europeo Ecofunco, coordinato dall’unità di ricerca del Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale dell’Università di Pisa (Dici) che fa parte del Consorzio Interuniversitario di Scienza e Tecnologia dei Materiali.
I 17 partners europei, sia di ricerca sia industriali, si riuniranno a Pisa il 17 e 18 giugno per la prima conferenza internazionale di Chimica Verde e imballaggi sostenibili, durante la quale verranno presentati i risultati del progetto.

Questo degli imballaggi plastici nel settore agro-alimentare, come tutti sanno, è un problema. Se ne fa un uso smodato (in primis nei supermercati) e per il 70% non vengono riciclati ma finiscono dispersi nell’ambiente o bruciati nei termovalorizzatori. Per non parlare dei poliaccoppiati che possono essere differenziati con la carta ma durante il riciclo producono un’alta percentuale di scarti plastici.

Qui entra come un cuneo il progetto Ecofunco dell’Università di Pisa.


Le difficoltà nel riciclo dei packaging per alimenti, dei contenitori e posate monouso e dei prodotti per la cura della persona derivano sia dall’uso di materiali non sostenibili sia dalla composizione, un multistrato di materiali diversi, molto difficili da separare quando vanno differenziati – ha riferito Patrizia Cinelli, docente di Fondamenti chimici delle tecnologie al Dici e coordinatrice del progetto – Ecofunco ha messo a punto gli strumenti per un’economia circolare nel campo dei monouso perché dà nuova vita agli scarti agro-alimentari, ora usati per produrre materiali sostenibili che possono sostituire le confezioni di plastica non biodegradabile, difficilmente riciclabili.

Per esempio, dalla buccia del pomodoro e dal melone si estrae la cutina, le proteine da scarti dei legumi e chitina e chitosano dall’esoscheletro dei crostacei”.


Fonte: ToscanaChiantiAmbiente

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