Lo status reale del lupo in Italia tra tutela della specie e attività tradizionali l’opinione di Fidc

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Chiuso il monitoraggio nazionale del lupo. Attività di questa specie che interessa molto anche la Toscana, visto il proliferarsi di episodi e segnalazioni in più territori e aree regionali.

Conclusa la prima fase di un progetto ambizioso e di non semplice realizzazione, necessario – se
correttamente svolto – per conoscere il reale status del lupo in Italia e poter
coniugare la tutela della specie e quella di attività tradizionali come la pastorizia e

l’allevamento. Fondamentale la partecipazione del mondo venatorio

Si è da poco conclusa la prima fase del piano di monitoraggio coordinato
della presenza del lupo in Italia, su iniziativa del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio
e del Mare, oggi Ministero della Transizione Ecologica.

La raccolta dati è stata coordinata da ISPRA, in collaborazione con Federparchi per l’Italia
peninsulare e con il Progetto LIFE WOLFALPS EU per le regioni alpine. Il progetto ha visto il
coinvolgimento attivo degli Enti Parco, delle Regioni e delle Province e ha garantito una formazione
tecnica per uniformare il più possibile la raccolta e catalogazione dei segni di presenza del lupo sul
territorio nazionale.

Nelle varie aree sono stati applicati simultaneamente metodi omogenei, al fine di
ottenere una valutazione attendibile della distribuzione e consistenza del lupo nel nostro Paese
(inclusa una stima della precisione dei risultati ottenuti).

Nel corso della fase preliminare, la strategia di raccolta dati è stata condivisa con gli enti coinvolti.
Partendo dal presupposto che l’obiettivo era ambizioso e che le limitazioni logistiche erano
innumerevoli (dall’ampiezza dell’area da sottoporre al campionamento, alla raccolta di dati in
contemporanea in aree anche spazialmente molto lontane e con caratteristiche ecologiche diverse,
ecc.), ISPRA ha scelto di confidare nelle capacità tecniche già presenti presso gli enti partecipanti,
fornendo delle linee guida specifiche da seguire (Linee Guida e protocolli per il monitoraggio
nazionale del lupo in Italia https://www.isprambiente.gov.it/files2020/notizie/linee-guida-e
protocolli_monitoraggio_lupo.pdf)
e un corso di formazione di circa 20 ore obbligatorio. Il tutto con
il supporto tecnico di un gruppo di lavoro specifico.

I rilievi, programmati con cadenza mensile da ottobre 2020 a aprile 2021, hanno previsto
l’individuazione di aree campione (“celle”) nelle quali effettuare campionamenti lungo transetti
(uscite effettuate da squadre composte da 1 o 2 persone), allo scopo di registrare possibili segni di
presenza della specie.

Per svolgere in modo coordinato la raccolta dei dati della stagione 2020-2021 le uscite sono state
calendarizzate ed è stato fornito materiale specifico per la raccolta e conservazione dei campioni,

oltre a una cartografia di dettaglio dei transetti da monitorare, disponibile anche tramite un app
dedicata (Gaia). Sono stati inoltre richiesti filmati e/o foto di lupo, geolocalizzati.
Per un monitoraggio così ampio e da effettuarsi contemporaneamente sono state coinvolte numerose
figure, sottoposte preliminarmente ad uno specifico corso di formazione.

Molti cacciatori hanno fornito la loro partecipazione all’iniziativa, contribuendo in modo essenziale
alla buona riuscita della stessa. La profonda conoscenza del territorio ha, infatti, permesso ai
rappresentanti del mondo venatorio di svolgere un ruolo prezioso.
Solitamente parte dell’opinione pubblica guarda a questa categoria con pregiudizio in relazione ad un
predatore, quale il lupo. Questi pregiudizi sono stati sfatati dai risultati ottenuti, dalla precisione e
puntualità con la quale sono stati percorsi chilometri e chilometri di transetti e dalla rapida
acquisizione di parametri per il riconoscimento di escrementi di lupo/ibrido (prevista da protocollo).

Grazie ai dati ricavati dalle celle campione, nei prossimi mesi verranno calcolate stime
sull’abbondanza o consistenza (intesa come numero di individui, N) e sulla distribuzione (range)
della specie sul territorio nazionale. La peculiare organizzazione sociale del lupo ha portato a
riconoscere la necessità di considerare nell’ambito del campionamento intensivo non solo il singolo
individuo, ma anche il branco, che rappresenta l’unità riproduttiva fondamentale su cui si struttura la
dinamica di popolazione.

I risultati del monitoraggio dovranno costituire la base di future scelte gestionali e permettere di
valutare il raggiungimento (o il grado di raggiungimento) degli obiettivi di conservazione, in primis
il mantenimento a livello nazionale di uno stato di conservazione favorevole della specie, che a parere
di Federcaccia deve essere combinato con il mantenimento e la tutela delle attività di pastorizia
tradizionale alpina e appenninica.

Risulta importante rimarcare ancora una volta come, in un contesto importante come il monitoraggio
nazionale di una specie emblematica, l’impegno, la serietà e la conoscenza del territorio, patrimonio
ad appannaggio dei cacciatori, si sia tradotta in una fattiva e importante collaborazione.

Fonte: Ufficio Studi e Ricerche Faunistiche e Agro-Ambientali Federcaccia

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