No al rigassificatore a Piombino, i cittadini protestano, nemmeno per 3 anni, ma c’è il nodo delle compensazioni in gioco

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Quel rigassificatore a Piombino non l’ha da fare, le proteste e le preoccupazioni aumentano, si promette dura battaglia. Il quotidiano La Repubblica parla addirittura di barricate, “La lotta deve essere dura, non dobbiamo fargli fare il bombolone” dicono in coro tutti quelli che compongono il comitato del no.

Lo stazionamento del rigassificatore nel porto di Piombino per 3 anni non piace, “è una truffa” dicono, e si lamentano tutti persino i sindaci, ma la supernave Golan Tundra incombe: vi saranno 9 km di tubature di gasiera collegate alla terraferma, a gennaio 2023 sarà pronta la supernave, e poco dopo approderà nel porto piombinese, a marzo 2023 sarà operativa.

Non si collocherà dopo 3 anni nel Golfo tra Piombino e Follonica, secondo gli accordi di Roma, si parla in tempi successivi di una piattaforma offshore dalla primavera del 2026. Ma si lavora anche sulle compensazioni, tra bonifiche delle acciaierie piombinesi, un parco d’energia rinnovabile, la costruzione della nuova strada 398 e sconti in bolletta per gli abitanti residenti a compensazione.

Un pò come accade in Liguria con il rigassificatore di Panigaglia. Anzi al governatore Toti non dispiace quel rigassificatore il terra ligure e strizza l’occhio a quello toscano. Ma resta da pensare ma l’Area dei Cetacei, il triangolo Toscana, Liguria, Corsica? Ma torniamo all’attualità.


Manifestazione importante contro il previsto rigassificatore che nascerà a Piombino nel giro di pochi mesi dopo l’ok romano tra Governo (Ministro Cingolani), Regione Toscana (il Governatore) e Snam (presenti i massimi livelli); i cittadini protestano, non ci stanno e promettono blocchi. In primo piano i contrari sono i sindaci della zona, i cittadini, il comitato nato per il No, WWF e Legambiente. Si guarda con preoccupazione alla tenuta futura del turismo e all’indotto.


“Il processo di rigassificazione lo si fa prelevando enormi quantità di acqua da mare a ciclo aperto, cioè reimmettendo in mare l’acqua ad una temperatura più bassa di – 7 gradi con quantità rilevanti di cloro che andranno a snaturare l’ambiente naturale marino, sconvolgendo e alterando l’habitat di vita dei pesci in un golfo tra Piombino e Follonica che è il primo produttore di pesce di allevamento marino del paese con il 60% della produzione nazionale con centinaia di lavoratori interessati tra l’altro in quella che è una attività nata a seguito della crisi della siderurgia come diversificazione produttiva della città”. Sembra che nemmeno i sindaci abbiano potuto vedere l’intero progetto del rigassificatore che stazionerebbe in porto piombinese per 3 anni secondo gli ultimissimi accordi”. Si prennunciano tempi bollenti. Con questo clima impazzito in aggiunta non ci voleva proprio.

Fonti: Nove, La Repubblica, Il Tirreno

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